Il ritorno di Grant Hart

L’industria musicale sa essere spietata, allo stesso modo in cui il pubblico, anche quello degli appassionati, è di memoria incredibilmente corta. C’è poco da fare: puoi essere considerato una mezza leggenda, puoi aver suonato in un gruppo unanimemente ritenuto fondamentale, ma se stai per qualche anno senza fare dischi puoi essere sicuro che molti dei cosiddetti fan non si cureranno minimamente di te, al tuo ritorno.
Ne sa qualcosa Grant Hart, già batterista/cantante degli Hüsker Dü, che a dieci anni esatti dal suo lavoro precedente, Good News For Modern Man, è appena tornato in pista con Hot Wax (Con d’Or/Goodfellas), registrato in parte a Montreal con la collaborazione dei soliti noti del giro della Constellation. Ora, in un mondo migliore la notizia avrebbe dovuto monopolizzare per giorni blog, webzine, social network e affini; invece se ne sono accorti in pochi, e ancora in di meno ne hanno parlato. E dire che il disco merita: magari sul finale perde un poco di mordente, ma prima è un trionfo di chitarre sporchissime, melodie a presa rapida, spigolosità degne del primo Elvis Costello e, soprattutto, tanto, tantissimo garage. Di grana grossa, e quindi il migliore. Non un disco epocale, quindi, ma un lavoro piacevolissimo e vitale; esattamente quello che ci si aspettava dal suo autore. O, per lo meno, quel che si aspettavano e che speravano gli ascoltatori meno smemorati.











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