Le parole dei Black Sabbath
I Black Sabbath sono una di quelle band che continuano a essere citate da tantissime persone diverse: musicisti a cui vengono chiesti i dischi dell’isola deserta (ehm), giornalisti musicali che impilano classifiche di dischi-della-vita, appassionati di musica alle prese con liste di vario tipo. Non sorprende, quindi, che Tsunami Edizioni abbia pubblicato in questi giorni Black Sabbath – Masters of Reality, un volume di Stefano Cerati che, come dice il sottotitolo, analizza “dischi, musica e testi dell’era Ozzy”, cioè quella più amata, importante e apprezzata, che compre meno di un decennio, dal 1969 al 1978.
Con l’autore abbiamo chiacchierato a lungo al telefono nella puntata di Maps di ieri: in particolare, rifacendoci al libro, abbiamo esaminato i testi scritti da Geezer Butler, uno dei tanti marchi di fabbrica della band di Birmingham, erroneamente considerata “satanista”. Lo sapete che ci sono delle canzoni dei Sabbath che inneggiano a Dio? E che spesso, nelle liriche del bassista, è presente una feroce quanto surreale critica sociale?










