“Facciamo quello che ci pare”: i Confusional Quartet a Maps
Un periodo storico musicale che sta avendo un’attenzione vasta e costante da qualche anno è quello compreso tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80. Una manciata di anni apparentemente “di transizione”, ma che in realtà sono stati molto più fondativi di quanto il prefisso “post”, “no” o “new” (applicato a “punk” o “wave”) possa e potesse fare intendere. Sebbene siano stati soprattutto Stati Uniti e Regno Unito i Paesi cardine in cui si è sviluppata questa musica realmente nuova e innovativa, anche in Italia si è sentito il fermento di quegli anni e una delle band dirompenti dell’epoca sono stati i Confusional Quartet.
Dopo un disco solamente, la band ha smesso di suonare, per ritrovarsi trent’anni dopo con lo stesso spirito libero e slegato da preconcetti, generi o obblighi. Questo è quello che ci hanno raccontato Marco Bertoni ed Enrico Serotti, con i quali abbiamo parlato del nuovo Confusional Quartet (il disco) e del rapporto tra la band oggi e le nuove generazioni, in un senso direttamente coinvolte nella produzione dell’album. Il primo singolo, “Futurfunk”, è stato infatti realizzato in collaborazione con Sir Bob Rifo (Bloody Beetroots), classe 1977. Ecco a voi la chiacchierata in studio con la band e il brano che hanno scelto per concluderla.











