MOTORPSYCHO’S MONSTER (POWERED BY RUNE GRAMMOFON!)
E sì e no e poi anche e forse. L’appartenenza è un atto politico.
Tipo da noi c’è un locale, io sto a Cesena e il locale sta a Rimini, che per un certo periodo ospitava almeno un concerto dei Motorpsycho all’anno. Facevano della bella gente e continuava a incrementare consensi.
Iniziavano a girare voci del tipo che i Motorpsycho non si sarebbero imbarcati in un tour nel sud dell’Europa se non fossero riusciti a infilarci una data al Velvet, cosa di cui a posteriori probabilmente riuscirei a dubitare MA che ha permesso alla band di farsi uno zoccolo duro di fans romagnoli più numeroso di quello degli Screaming Trees (si fa per dire).
I Motorpsycho erano un gruppo stoner, diciamo così: un po’ pop un po’ grunge un po’ psichedelia vintage un po’ qualcos’altro. Erano affezionati al loro giro, pubblicavano dischi a ruota e se te li beccavi dal vivo potevi stare davanti al palco anche per tre ore.
A un certo punto della loro carriera hanno mollato le asperità e hanno inventato una formula trasversale, ci hanno lavorato per un po’, hanno tirato fuori qualche disco memorabile. Uno di questi si chiama Timothy’s Monster, che assieme a Demon Box è probabilmente la loro opera più citata e/o migliore.
Timothy’s Monster compie sedici anni dalla pubblicazione nello stesso periodo in cui io ne compio trentatré. Potrei essere suo padre. Per parte sono un suo figlio. Per celebrare, o semplicemente per fare uscire un disco, Timothy’s Monster viene pubblicato da Rune Grammofon in un quadruplo CD che dire lussuoso è poco (già si rimane folgorati per i CD singoli, di Rune Grammofon…).
Anche io, se guardiamo al peso corporeo, sono il box set quadruplo di quello che ero a diciassette anni. Per i puristi quello che conta è il menu: il disco originale, una prima versione che non è arrivata alle stampe e una camionata di rarità-inediti-lostdogs e cose simili. Per i non puristi quello che conta è IL FLUSSO, e probabilmente il fatto che il packaging sia di una bellezza sconcia.
Per chi non è né purista né fan, tipo me, è soprattutto una celebrazione di quello che tutto sommato è il periodo migliore di una band che un lustro dopo Timothy’s Monster decise di mollare i chitarroni ed aggrapparsi ad un pop trasversale, psichedelico e tutto sommato sbagliato. In questo probabilmente la parabola dei Motorpsycho diventa una specie di metafora dell’indie rock, non per forza americano, e di per sé la ripubblicazione di questo album vale come una dichiarazione estetica.
Sul genere ANDATEVENE AFFANCULO. O magari no.
Sul sito di Rune Grammofon il disco è battuto al prezzo di 239 corone norvegesi: vi risparmio la fatica, sono circa trenta euro. Ragionevolissimi, peraltro, quindi smettete di cercare il torrent come dei pazzi e fatevi un giro sul pianeta terra.










