Senza tanti giri di parole, anche noi di Maps vogliamo ricordare una delle figure centrali e storiche della musica indipendente qua in città e non solo. Lo facciamo con le parole di alcuni amici:
Ok, ok, qualcuno potrebbe dire che abbiamo barato, leggendo il titolo del post: non abbiamo avuto la band newyorkese in studio, magari! Però siamo stati orgogliosi (e emozionati) di avere al telefono, in rappresentanza degli Yeasayer, Anand Wilder.
L’occasione è l’imminente uscita del nuovo lavoro Odd Blood, che segue quella meraviglia di disco che era All Hour Cymbals: il cambio di rotta è evidente, ma forse non è così radicale come potrebbe sembrare. Per avere un assaggio di tutto questo, ascoltate l’intervista e scaricate “Ambling Alp”, al secondo posto della tracklist del nuovo disco.
Vengono da Agatha, Dummo, Fine Before You Came e Hot Gossip: un giorno di dicembre decidono di mettersi insieme e di formare una band e, già che ci sono, scrivono e registrano un disco, Un verme resta un verme.
Ecco, in poche righe la storia dei Verme, band di Milano, che canta in italiano. Il resto ce l’ha detto al telefono uno dei membri del gruppo, Tommaso.
Quando si parla dei Charlatans , tutti (o quasi) di solito pensano immediatamente e soltanto al gruppo inglese, e spesso la canzone che viene in mente è questa:
Un brano senz’altro influenzato dagli anni ’60, periodo che Tim Burgess e compagni conoscevano bene. Evidentemente non abbastanza, però, da sapere che esisteva già un gruppo di nome Charlatans, americano attivo proprio in quel decennio. Riassumerne qui le vicende sarebbe invero abbastanza lungo, e chi volesse approfondirle può farlo qui. Basterà comunque dire che, se da un lato si tratta di una band fondamentale a livello storico per lo sviluppo della scena psichedelica di San Francisco (tanto per capirci: quella di Quicksilver Messenger Service, Grateful Dead, Jefferson Airplane), dall’altro il suo nome ha iniziato a circolare al di fuori della cerchia degli adepti dell’acid rock solamente dopo l’uscita di questa antologia, nel 1996. Quindi si può dire che la band britannica fosse ampiamente giustificata… Anche se, negli Stati Uniti, a oggi deve continuare a presentarsi come The Charlatans UK.
… eh già: perché la cantante statunitense doveva venire da noi a suonare, in occasione della sua data al Covo, ma ha dato forfait all’ultimo minuto, accidenti!
Abbiamo comunque sentito Sara Lov al telefono: ci ha raccontato del come e perché ha iniziato la sua carriera solista, dei temi dell’ep e del disco usciti a suo nome e, ovviamente, abbiamo anche toccato l’argomento Devics. Buon ascolto!
Dovremo aspettare l’inizio di marzo: è prevista infatti per il 9 di quel mese l’uscita di Plastic Beach, il nuovo attesissimo lavoro per i Gorillaz. Nel frattempo, però, è comparso in rete “Stylo”, il nuovo singolo, con dei featuring d’eccezione quali quelli di Mos Def e Bobby Womack. Buon ascolto!
Vengono dalla Svezia e hanno un background metal, ma non si dipingono la faccia e non brandiscono asce. Eh già, perché gli Hellsongs rivisitano classici del metal in chiave pop-acustica. E ci riescono bene! Gli Hellsongs coverizzano Iron Maiden, Metallica, Megadeth, Black Sabbath e chi più ne ha più ne metta, in una carriera che inizia nel 2004. Nel 2008 esce il primo disco e l’anno scorso la band dà alle stampe un ep: non molto materiale, ma sufficiente per fare avere al gruppo un bel successo in patria e in Europa.
Abbiamo sentito al telefono Kalle, in occasione del loro mini tour italiano. Amanti del metal e amanti del pop scandinavo, unitevi!
Li abbiamo appena passati, ma ne siamo stati, in qualche modo, travolti: stiamo parlando degli Anni Zero, quelli che – per una convenzione ormai assodata – sono iniziati con l’attentato a New York del settembre 2001. Carlo Antonelli ha redatto, per la casa editrice ISBN di Milano, Gli Anni Zero, un almanacco del decennio condensato, come recita il sottotitolo del libro.
Si tratta di una raccolta di saggi e interviste che parlano degli eventi storici di questi ultimi anni, dall’11 settembre allo tsunami, o che fanno il punto su luoghi, persone, oggetti, tendenze e tecnologie e, ovviamente, musica. Un collage essenziale, che rispecchia perfettamente il periodo che ci siamo appena lasciati, forse, dietro l’angolo. Ne abbiamo parlato a lungo al telefono proprio con Carlo Antonelli.
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