Animal Joy ci ha sorpreso, forse più degli altri dischi di Shearwater, la band dietro la quale si cela Jonathan Meiburg. Non abbiamo avuto molti dubbi a “eleggerlo” disco della settimana (come avavmo fatto anche con Rook): tra le sue tracce, infatti, alla raffinatezza a cui la band ci ha abituato c’era un’energia quasi primigenia che ha quasi l’effetto di spazzare via l’ascoltatore.
In occasione del live che la band ha tenuto al Bronson qualche giorno fa, abbiamo sentito Jonathan al telefono: interrogato sul carattere dell’ultimo disco, ha confermato le nostre impressioni e ci ha anche spiegato l’origine della “gioia animale” che informa tutte le canzoni, compresa “Insolence” che vi regaliamo e che Jonathan ha scelto per concludere la telefonata. Se ascoltate l’intervista, scoprirete un interessante retroscena legato alla registrazione e al missaggio del brano…
Per quanto i media ci possano fare conoscere delle nuove band e le stesse band ci scrivano di frequente per farci ascoltare la loro musica, spesso capita che siano gli stessi musicisti che ospitiamo a Maps a farci conoscere altri gruppi e band. Abbiamo incontrato i Videodreams in questo modo, attraverso Brown and the Leaves: il musicista friulano, infatti, ha collaborato e collabora con questo duo, formato da Filippo e Marco Marra, e i due fratelli lo accompagnano spesso dal vivo.
Vi presentiamo oggi l’ultimo ep della band, intitolato Wet Pain: tre copertine diverse per tre tracce (una in download gratuito, da sabato tutte) che mostrano una bella ricerca melodica, impreziosita da armonie vocali e dal violino di Lucia Violetta Gasti. Prendetevi un quarto d’ora e ascoltate i tre brani: potrebbe essere una bella scoperta anche per voi. E teneteli d’occhio: sulla pagina Facebook della band ci sono tante informazioni in più e le date dei live.
È stato un vero piacere prima invitare e poi ospitare e fare la conoscenza dal vivo di Nicolò Carnesi, giovane cantautore made in Sicily che sta meravigliando il “continente” con le sue canzoni sospese tra tradizione nazionale e influenze indiepop piuttosto british. Nicolò è finalmente venuto a trovarci negli studi di Città Del Capo in uno dei primi caldi pomeriggi di Marzo.
Arrivato in Emilia Romagna con “il jet lag del palermitano” in occasione del tour di promozione del suo primo album Gli Eroi Non Escono Il Sabato, Carnesi si è prestato ad una piacevole chiacchierata riguardante la sua attività di musicista, dalla cameretta allo studio di registrazione. Personaggio naive e sinceramente simpatico, Nicolò ha anche suonato tre brani grazie ad una chitarra di fortuna trovata nella saletta ospiti. Il risultato? Eroico.
La band statunitense Xiu Xiu è passata da Bologna di recente durante il tour dell’ultimo disco Always, uscito alla fine di febbraio. Jamie Stewart è soci hanno sfornato l’ennesimo album interessante, che mischia talmente tante influenze, suggestioni e derivazioni che, se pecca, lo fa per eccesso.
Qualche ora prima del live al Locomotiv Club abbiamo raggiunto Jamie al telefono, che ci ha raccontato qualcosa di più del nuovo album, del modo in cui ha coinvolto i numerosi musicisti che hanno collaborato alla composizione del disco e che ci ha svelato il rapporto tra la canzone che lo apre, che potete ascoltare qua sotto, e il nostro Paese.
Gli Zen Circus sono venuti spesso a suonare nei nostri studi, ed eravamo d’accordo che facessero un live anche durante la speciale puntata di Maps di sabato, durante l’ultima campagna abbonamenti. Ma i tre giovini, impigriti dal sole primaverile e con gli strumenti stipati in fondo al furgone, ci hanno detto da subito che no, non era cosa.
Ciononostante, viste le due chitarre che abbiamo in studio, le hanno prese in mano: con lo spirito improvvisativo che anima in parte anche il loro Busker Tour, che li ha visti al Covo quella sera, hanno deciso di mischiare una sorta di intervista con un radiodramma e una specie di recitato, direttamente ispirato ai Uochi Toki. Ne è nata una porzione di puntata davvero divertente, che vi diamo qua per il vostro sollazzo. Grazie, Zen Circus!
Ci sono dei musicisti per cui la sofferenza è un valore aggiunto qualsiasi, che si indossa e si toglie a piacimento, come fosse una parrucca o un paio di zatteroni. Ce ne sono altri, invece, che vivono il dolore davvero e che usano la musica per comunicarlo, o forse anche per liberarsene un po’.
Sin dal suo esordio Lovetune for Vacuum siamo rimasti colpiti da Anja Franziska Plaschg, una giovanissima musicista austriaca, nota con il nome d’arte di Soap&Skin. Timida e riservata tanto quanto dotata di talento, Anja ha pubblicato successivamente degli ep dolenti e lirici, intensi e a tratti sconvolgenti per la profondità della musica e delle parole. Mantiene queste caratteristiche anche l’ultimo Narrow, un mini album uscito da poco che prosegue un percorso di ricerca complesso e ricco di sfumature.
Sebbene Soap&Skin non conceda molte interviste, siamo riusciti a contattarla al telefono e a parlare con lei della sua musica, dell’uso della voce, dei temi, delle immagini e delle visioni inerenti alla sua arte. Arte, già: è un termine che usiamo con cautela, ma che descrive bene ciò che Anja fa.
Sarebbero dovuti passare da Bologna a febbraio, ma anche i Perturbazione sono stati bloccati dalla neve che ha fatto saltare, in quel mese, diversi concerti. Il live che ripropone, nel decennale dell’uscita, tutto In circolo, si è tenuto al Locomotiv lo scorso 31 marzo.
Durante una puntata speciale di Maps in campagna abbonamenti abbiamo quindi colto i Perturbazione al telefono, mentre varcavano un casello intorno alla città: abbiamo parlato con Gigi, che ci ha raccontato la visione in prospettiva di quel disco, di quegli anni, e ci ha anche anticipato qualcosa sul futuro del gruppo. Insieme all’intervista quel video che affascinò tutti nel 2002…
L’appuntamento della rassegna Murato di marzo è stato un concerto davvero unico: sul palco del Locomotiv Club, infatti, sono saliti gli Akron/Family insieme a Kid Millions, batterista degli Oneida. La band americana ha scelto questa formula solo per l’Italia e il perché ce l’hanno spiegato i tre ragazzi in studio, qualche ora prima del soundcheck.
In realtà questa volta sentirete parlare relativamente poco: i musicisti ospiti di Maps, infatti, hanno sfruttato i nostri studi per sperimentare anche in versione acustica le improvvisazioni che caratterizzano questa unione artistica, che, ci hanno raccontato, verrà suggellata alla fine con una registrazione e un nuovo disco. Qui sotto, quindi, avete la possibilità preziosa di ascoltare il lavoro di tre grandi musicisti in una forma unica e irripetibile: tre canzoni (con i titoli provvisori di “I Came, I Saw”, “Boundless” e “It Just Does”) suonate senza soluzione di continuità. Ancora una volta, buon ascolto!
Di Mauro Remiddi, meglio noto come Porcelain Raft, avete già ascoltato molto e anche noi di Maps vi abbiamo proposto più di una volta i brani dal suo album Strange Weekend, uscito per la Secretly Canadian all’inizio di questo 2012.
In occasione del suo tour italiano, però, abbiamo voluto chiamarlo in diretta e farci raccontare tutto il possibile: dalla strada che l’ha portato al disco, ai suoi spostamenti in giro per il mondo, al suo rapporto con l’Italia, lasciata per Gran Bretagna e Stati Uniti ormai molti anni fa. Mauro è stato davvero disponibile, quindi se vi va di scoprire cosa c’è nel suo lettore mp3 o perché ha scelto la canzone che vi regaliamo per chiudere l’intervista, dovete solo premere play qua sotto…
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