Un australiano con una voce pazzesca e una passione smodata per le chitarre resophonic che scrive, suona e canta brani che sembrano provenire dai primi decenni del secolo scorso. A leggere una tale descrizione, si potrebbe pensare che uno come C. W. Stoneking non esista. E invece martedì, qualche ora prima di un partecipatissimo live in città, il musicista è passato dai nostri studi per regalare a noi e a voi ascoltatori un set semplicemente magnifico.
Tre brani e una chiacchierata per voi, affinché possiate rivivere quel pomeriggio e, perché no, anche gli anni ’30 del blues aspro, contaminato e commovente che Stoneking rifà suo.
Ieri l’abbiamo vista dal vivo al Locomotiv Club, ma qualche ora prima di esibirsi nel club di via Serlio, Annie Clark in arte St. Vincent, è passata dai nostri nuovi e sfavillanti studi di Mura di Porta Galliera per una lunga e intensa intervista. Come potete sentire qui sotto, con la nostra ci siamo intrattenuti per un bel po’, parlando non solo del suo ultimo disco Strange Mercy, ma anche del suo rapporto con la musica, iniziato fin da piccola quando ha seguito i suoi zii Tuck&Patty in tour.
Tra le mille cose che Annie ci ha raccontato, una ha stuzzicato la nostra curiosità: quando le abbiamo chiesto come mai si sia isolata a Seattle per scrivere le canzoni dell’ultimo album (e ve ne regaliamo una qua sotto), la nostra ospite ha confessato un bisogno di isolamento, ma non estremo quanto quello sperimentato da Bon Iver per comporre il suo primo disco. Chissà se lavorando a “Rosalyn” (una canzone firmata da entrambi) St. Vincent abbia spiegato a Justin Vernon perché l’idea di stare in un reale isolamento non fa per lei. A noi l’ha raccontato! Se non avete ascoltato Maps ieri, che aspettate a scoprirlo anche voi?
Non eravamo in tantissimi, nella sera del 16 novembre scorso al Locomotiv Club: ma siamo certi che chi di voi ha assistito al concerto di Josh T. Pearson, il cui Last of the Country Gentlemen, per quanto ostico, è finito in cima a parecchie classifiche di fine anno (compresa quelle di Maps e dei redattori e ascoltatori della radio), non si dimenticherà dell’atmosfera di quella serata.
Qualche ora prima del bellissimo concerto, siamo andati al club di via Serlio con le camere di Less Tv per farci una chiacchierata con il musicista. Ed è stato realmente uno degli incontri più belli e significativi che abbiamo mai avuto: diteci che ne pensate e, se vi va, oltre al video c’è anche l’intervista integrale, in forma scritta.
Alla fine di gennaio, al Paradise Bistrot di Bologna, c’è stato un piccolo concerto molto particolare: nel “salottino” del locale, infatti, si sono esibiti i No Guru, in un’inedita versione in trio acustico. Ma chi sono i No Guru?
Dietro al nome si celano, per modo di dire, volti noti del rock italiano degli anni ’90: primi tra tutti i Ritmo Tribale. Abbiamo proprio intervistato Andrea Scaglia, della storica formazione meneghina, che ci ha raccontato sia cosa combina con gli altri della band (che comprende anche Xabier Iriondo degli Afterhours), sia perché il primo album sia stato dedicato a Milano, una città di cui Andrea ha parlato in maniera aperta, onesta e sincera.
Si è parlato molto, di recente, dei Brothers in Law, trio pesarese (che condivide membri con i Be Forest) che ha pubblicato da poco un ep per la We Were Never Being Bored: nelle tre tracce di Grey Days si notano bene le influenze della band. Per intenderci: siamo dalle parti di recuperi shoegaze, con dosi di delay e riverberi. Abbiamo parlato del disco con Nicola che ci ha raccontato della band, ricordando come il nome iniziale “Brothers” sia stato cambiato considerando che lui e Giacomo… sono fidanzati con due sorelle.
Godetevi quindi la chiacchierata (che è iniziata polemicamente parlando male della neve) e la traccia numero due dell’ep.
Il venezuelano Ezequiel “Cheky” Bertho ha scelto come nome d’arte Algodón Egipcio ed è passato di recente nel nostro Paese per la prima volta, per presentare in un paio di concerti l’album La Lucha Constante, che vi facciamo ascoltare qua sotto. Il disco è stato pubblicato dalla Lefse, etichetta di Neon Indian e dei nostri A Classic Education, e questo ha permesso al musicista di girare per USA ed Europa riscuotendo un buon successo.
Abbiamo fatto una breve chiacchierata al telefono con lui, parlando anche del modo che ha di affrontare non solo la “lotta” espressa nel disco, ma anche i meno traumatici (ma ormai numerosi) remix che ha firmato per parecchi artisti.
Pensare al 2005 e alla loro “The Skin of My Yellow Country Teeth” oggi fa una certa impressione: certo è che i Clap Your Hands Say Yeah sono stati una delle prime band a “fare il botto” grazie alla rete. Dal loro esordio al secondo album Some Loud Thunder sono passati due anni, e il tempo per avere l’ultimo Hysterical è raddoppiato. In attesa del loro concerto di domani al Covo, unica data italiana del tour europeo, abbiamo parlato anche di questi tempi (morti solo in apparenza) con Alec Ounsworth, chitarra e voce della band.
In una chiacchierata telefonica Alec non solo ci ha spiegato le dinamiche del gruppo, ma ci ha anche parlato dell’album uscito nel settembre dello scorso anno e, alla fine dell’intervista, ha elencato le band i cui dischi più girano nei suoi lettori mp3, cd e stereo. Godetevi quindi lo scambio che abbiamo avuto e riascoltate la title track dell’ultimo album. Enjoy!
I Fine Before You Camesono una band che è in giro da molto, e che si è sempre distinta per coerenza, umiltà e buoni dischi. Tuttavia, dal penultimo album Sfortuna, qualcosa è cambiato ancora e in meglio. Sarà stata la volontà di perseguire la strada del download legale attraverso il loro sito, ma anche l’ottimo risultato dei dischi, compreso l’ultimo Ormai, disponibile dalla fine di gennaio.
Proprio dell’ultimo corso della band, e delle nuove canzoni, abbiamo parlato con Marchetti: il nostro ospite ha minacciato violenza quando ha pensato che lo chiamassimo artista… Figuriamoci, noi! Possiamo però dire che lui e il resto dei Fine Before You Came sono musicisti che ci piacciono e che hanno ancora una volta colpito nel segno. Ascoltate l’intervista, scaricate il disco e assaggiatene subito un po’ con la traccia scelta da Marchetti, “Capire settembre”. Avete tutto per prepararvi al concerto del Covo di domani!
Ci sembra più ricco e corposo questo Funeralistic, rispetto all’esordio del duo Quakers & Mormons: certo, il tema non è facile, visto che è un disco che parla di morte e di tutti i riti che girano intorno all’argomento. Ma Torreggiani e Mancin riescono a coinvolgere l’ascoltatore attraverso dieci tracce scurissime di cui ve ne regaliamo una insieme all’intervista fatta proprio ieri a Maolo.
Da ieri, infatti, il disco è scaricabile gratuitamente dal sito de La Valigetta, in attesa di un vinile che presto farà la sua comparsa etichettato Anemic Dracula. Con Maolo siamo andati davvero a fondo, facendoci raccontare tutto del disco, dalla genesi, ai provini alla scelta dei formati di pubblicazione: ecco la chiacchierata fatta con il nostro al telefono, ma non dimenticate di guardare, oltre al teaser, anche l’intervista “domestica” realizzata da LessTv.
Last.fm
Facebook
Flickr