Lo sapete che questa trasmissione ha un sottotitolo? “Perché la vita non è solo spam”. Vi siete mai accorti che Maps al contrario è Spam? No? Be’, ora lo sapete. E quindi siete anche a conoscenza dell’ennesimo motivo per cui non potevamo lasciare da parte un’uscita assai particolare, firmata Spam&Sound Ensemble. Dietro a questo nome c’è Ivan Antonio Rossi, uno dei produttori e tecnici del suono più importanti e geniali ora in circolazione e, subito dopo, il dinamico duo Succi-Dorella. Proprio il signor Succi ha “composto” i testi del disco, recuperandoli da una serie di mail-spam che lui e Rossi si sono mandati.
E la musica? Per sapere di più di questo albumdifficile e stimolante, abbiamo sentito al telefono proprio Ivan Antonio Rossi, che ci ha guidato alla scoperta dei suoni e, più in generale, del processo creativo che ha generato le undici tracce che compongono l’album. Cut-up, musica elettronica di decadi fa, ma anche i Suicide e una serie di ospiti che hanno partecipato alle registrazioni dopo essere rimasti affascinati dal progetto: tra questi Giovanni Ferrario, Marina Mulopulos e Beppe Scardino. Ne siamo rimasti colpiti anche noi. Qua sotto l’intervista e un estratto del disco.
Possiamo dirlo? Another, il disco dei Crimea X è una conferma della solidità del duo formato da Jukka Reberveri e DJ Rocca. Dei due avevamo parlato tempo fa, in occasione delle prime manifestazioni dell’electro sui generis che i due hanno proposto. Le contaminazioni continuano in questo album, perché c’è un terzo soggetto che va accreditato: il produttore Bjorn Torske.
Jukka, al telefono con Maps, ha raccontato del rapporto con il norvegese, ma ha ancora una volta sottolineato come per i Crimea X l’unione delle differenze sia fondamentale per creare qualcosa di nuovo. I gusti spesso lontani dei due membri della band vengono “uniti” nelle peculiari sonorità che informano in maniera decisa e compiuta Another. E Torske? Come si è inserito nel processo creativo? Per saperlo, ascoltate la chiacchierata qua sotto: è una prospettiva diversa su cosa vuol dire lavorare, o meglio collaborare, per creare un bel disco di musica elettronica.
Si chiama Hòltzar, una parola cimbra, propria di una zona dell’alto Veneto: i Phinx tornano con un nuovo disco, che viene presentato questa sera in Zona Roveri. Un album che mischia suoni di foggia, forma, natura e provenienza diversa, portando ancora più in là l’eclettismo della band. Una band, come tutte, spesso in viaggio: e infatti abbiamo colto Francesco Fabris (voce e chitarra della band) ieri sulla strada per Roma, che ha ospitato la prima data del nuovo tour.
Con Francesco abbiamo parlato di cosa vuol dire sperimentare per la band: un’attitudine che non tocca solo i suoni scelti, ma anche gli ambiti. Del 2011 è una collaborazione con un festival di danza del Trentino, per fare un esempio. Ma nell’ultimo album si sente davvero che la spinta a cercare nuove soluzioni è forte, anche a costo di sbagliare. In attesa del live di stasera, ecco intervista e il nuovo video per la traccia “Ministry of Fog”.
Vengono da gruppi come Settlefish, Juniper Band, Mimes of Wine e You Should Play in a Band, sono in tre (Zeus, Francesco e Bruno) e si chiamano Gli Anni Luce. Qualcuno li ha visti aprire per i Codeine in occasione di un Murato svolto al Locomotiv Club. Qualcun altro li ha visti al Glue di Firenze a metà gennaio. Oggi potete andarli a vedere al BenTiVoglio Club. Ma bisognerà aspettare fino ad ottobre per avere il loro disco d’esordio, Mr Kiss, che verrà pubblicato in vinile perDeAmbula Records.
Nel frattempo? Nel frattempo il trio è venuto nei nostri studi per suonare due brani del disco. Abbiamo parlato a lungo con i nostri ospiti, per capire da dove viene fuori la musica de Gli Anni Luce. “Deriva dagli ascolti dell’adolescenza“, ci hanno risposto. E infatti nei brani che trovate qua sotto c’è un po’ di tutto, momenti più tosti e rock e altri più liberi: non è un caso che tutti i brani partano da improvvisazioni registrate d’inverno in una casa di montagna.
Ecco per voi un altro dei live fatti nei nostri studi: ospiti di Maps e della rassegna In Modo Acustico due musicisti, Caroline Keating (al piano e voce) accompagnata al violino da Sebastian Chow. I due sono passati da Bologna alla fine dello scorso mese, il 27, mentre erano nel mezzo del tour europeo per promuovere il primo disco di Caroline, Silver Heart, uscito lo scorso anno.
I due, però, non si sono limitati a suonare splendidamente tre canzoni tratte dal disco uscito per Glitterhouse, ma hanno parlato a lungo ai nostri microfoni della comunità musicale di Montreal (da dove vengono), dei testi del disco e delle loro avventure in tour. Caroline e Sebastian (che per un periodo ha suonato il violino per gli Islands) si sono divertiti un sacco… quasi sempre. Ascoltate la storia davvero terrificante che ci hanno raccontato: per non togliervi la sorpresa, vi diciamo solo che ha a che fare con un cimitero, una casa nel nulla e una serie di bambole che li fissavano…
Adam Green e Binki Shapiroda questa sera sono in Italia: in particolare domani saranno al Covo per portare sul palco di viale Zagabria il disco che li vede insieme, un album divertissiment, molto debitore del suono e dell’immagine di alcune coppie pop degli anni ’60, tanto per avere un decennio di riferimento.
Abbiamo raggiunto i due su una disturbatissima linea telefonica per sapere del loro incontro e della nascita dell’album: vi anticipiamo qualcosa, ma solo un pezzetto della storia, dicendovi che tutto è partito da un tour in Brasile in cui Green apriva per i Little Joy (la band di Binki, che è anche di origini brasiliane). Il tipico cazzeggio da van può portare alla scrittura di una canzone su Gesù e da lì… Scoprite tutto ascoltando l’intervista (che inizia con una manifestazione di amore di Adam per Bologna, “la città di Vasco Rossi”) e, di seguito, il brano (di cui abbiamo parlato con i nostri ospiti) che chiude l’album, “The Nighttime Stopped Bleeding”.
L’attesa, talvolta, ripaga. E il rischio anche. Non siamo diventati una trasmissione di autoaiuto, ci stiamo riferendo a cose molto concrete intorno agli Ornaments: abbiamo aspettato tanto per il disco e poi Pneumologic è arrivato (e ne abbiamo parlato qua).
In occasione dell’uscita del disco, la band ci aveva promesso un live in studio: una promessa non semplice da mantenere, considerando i suoni che si dipanano, oscuri ed elettrici, tra le tracce dell’album. Ma Davide Gherardi, Alessandro Zanotti, Enrico Baraldi e Riccardo Bringhenti hanno portato nei nostri studi (nel pomeriggio del live al Locomotiv Club) qualcosa di più. Quello che potete sentire e vedere qua sotto è un brano scritto apposta per Maps, o quasi: gli hanno dato un nome in diretta, “333″. Scoprite perché ascoltando l’intervista.
Sette tracce, ognuna delle quali ha il nome di un corpo celeste appartenente al sistema solare: White Sun, Black Sun inizia con “Sun” (appunto) e finisce con “Saturn”. Gli In Zaire hanno registrato quaranta minuti di musica bellissima e intensa, che può essere catalogata (se proprio si deve) come psichedelica, rock, kraut. Si va da brani ritmati e incalzanti a momenti più distesi e, appunto, cosmici. Potete ascoltare qua sotto tutto l’album: ne vale la pena.
“C’è anche un esplicito riferimento al tema di 1997 fuga da New York di Carpenter”, ci ha detto Stefano Pilia al telefono. Il chitarrista è uno dei quattro membri della band, insieme ai due G.I. Joe e a Claudio Rocchetti. Stefano ci ha raccontato la storia del gruppo, i presupposti di partenza e quella che è l’idea alla base dell’album, il primo per gli In Zaire dopo una serie di pubblicazioni più “sparse”. Oltre alla chiacchierata sul quartetto, il nostro ospite ci ha anche aggiornato sulle sue altre attività, dai Massimo Volume a una comparsata a Glastonbury.
A febbraio è uscito un disco, per Picicca Records, intitolato semplicemente Giuradei: arrivato al quarto disco, Ettore Giuradei ha pensato che non era il caso di firmare solo con il suo nome un lavoro che, da sempre, ha coinvolto anche il fratello Marco. Ecco quindi un nuovo capitolo musicale, ma forse anche familiare, dei due.
I fratelli Giuradei sono stati a Bologna giovedì scorso, per un live al BenTiVoglio Club, in cui hanno presentato (insieme ad altri due musicisti) il nuovo disco sul palco di Salotto Muzika. Prima del concerto, come spesso capita alle band di passaggio in città, i due hanno fatto un live nei nostri studi, chitarra e voce, e abbiamo discusso a lungo del disco. Un album dai toni spesso agrodolci con canzoni che, ci ha detto Ettore, hanno a che fare per la prima volta direttamente con la sua vita. Ma abbiamo anche parlato di suonare la chitarra alle cene, di bottiglie vuote e di fratelli che si vogliono bene.
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