Dakota Days è il nome che hanno dato Al Fabris e Ronald Lippok alla band che hanno formato, quasi per caso, e il cui disco di debutto è uscito alla fine dello scorso mese.
Fabris, attivo da anni nel mondo della musica, e Lippok, già nei To Rococo Rot, Tarwater e collaboratore di Ludovico Einaudi, hanno unito le loro sensibilità, rinchiudendosi per tre periodo di sette giorni nella casa/studio di Al, e creando un disco interessante e particolare, come potete ascoltare dalla traccia che vi regaliamo insieme all’intervista che abbiamo fatto ad Alberto qualche giorno fa.
Benché non sia esattamente my cup of tea, l’elettronica nelle sue varie sfumature occupa sicuramente un bella fetta della musica pubblicata dalla galassia di netlabel che popolano il web. In tale galassia bisogna sicuramente inserire anche Bologna, dove ha sede una realtà assolutamente interessante, la Homework Records. Si tratta di un’etichetta nata, come raccontano loro stessi sul sito, dall’omonimo collettivo di musicisti elettronici con il preciso intento di creare una rete aperta di continuo scambio di idee musicali e non. E se questo non è un modo di essere MPFree, che cosa lo è?
Visto che tra pochi giorni si svolge l’Homework Festival, l’evento che il collettivo organizza sotto le due torri, mi sembra il minimo farvi ascoltare qualcosa dal loro catalogo. Tra le ultime release, merita sicuramente una sottolineatura Fireworks di Grillo. Ma invece di accomodarvi tra le tracce dell’album (di cui si parla bene già da tempo e un po’ ovunque, in rete e su carta) ho scelto un brano dalla raccolta di remixes che i beat di Grillo hanno subìto. Si tratta di Brown Box trattata dal francese Fulgeance, un vero fuoriclasse, che con il suo carico di funk la manda definitivamente in orbita (sempre per rimanere in tema di galassie e affini).
Chiudiamo la nostra rassegna (quasi completa) dell’edizione 2010 dell’Express Festival parlando della giornata di domenica 11. Sul palco del Locomotiv Club, dopo un set di Stefano Pilia, è stata la volta dei Massimo Volume.
La band, però, non ha fatto un concerto normale, bensì ha sonorizzato dal vivo il meraviglioso film del 1928 di Jean Epstein La caduta di casa Usher, uno dei capolavori del muto. Un film che non ha solo importanza enorme nella storia del cinema, ma anche nella storia dei Massimo Volume, come ci ha raccontato al telefono Mimì Clementi,che abbiamo sentito al telefono domenica stessa durante Pigiama Party.
Dopo tanto tempo dall’ultima volta, Maps vi regala un po’ di canzoncine nuove, che anticipano dischi in uscita o quasi.
Iniziamo con un ritorno delle vecchie glorie Cypress Hill: il nuovo disco, Rise Up, esce il 20 di questo mese e vede diverse ospitate, come, nel brano che vi diamo da scaricare sotto, il caro (vecchio?) Tom Morello. E si sente.
Torna anche Blank Dogs: l’omino che non dimentica il primo post punk ha fatto uscire da poco un ep, Phrases, che ci fa ben sperare per il nuovo disco.
Il nuovo disco dei Band of Horses, Infinite Arms, esce a metà maggio. Il primo singolo, “Compliments”, ci ha lasciato un po’ perplessi. Proviamo con la b-side, “Factory”.
E ancora: amici tra poco esce High Violet dei The National, qua siamo in fibrillazione, per tenerci buoni ecco una seconda anticipazione del disco, Afraid of Everyone.
Non potevamo non mettere anche un brano di Dum Dum GirlsBaby Don’t Go.
Per concludere, anche se l’avete già ascoltato tutti, il singolo che anticipa il nuovo (e ultimo?) disco di LCD Soundsystem: “Drunk Girls”.
E’ stato proprio così, i due Mojomatics sono arrivati nei nostri studi in occasione del loro concerto al Covo Club. I ragazzi li avevamo già sentiti e si confermano uomini di poche parole: ma le parole non servono, perché con un rullante appoggiato sulle gambe, la chitarrona acustica e la voce hanno incendiato gli studi di Maps.
Tre brani per ricordare l’uscita della loro compilation di singoli. Hanno addirittura suonato un pezzo tratto dal singolo per la ottima label Hell Yes! e un pezzo completamente inedito senza titolo.
Veramente una bomba e per l’occasione abbiamo spolverato le telecamere dello stagista Pietro Borzì che ha filmato ed editato i video con una grafica tutta nuova. Li trovate su nostro canale Vimeo oppure anche sul caro e vecchio You Tube. Voilà.
Ancora Express Festival: continuiamo a parlare dell’edizione 2010 appena conclusa, con i These New Puritans. Venerdì scorso sono stati, insieme a Wild Beasts, sul palco del Locomotiv Club, per un doppio set eccezionale.
Avevamo già intervistato la band inglese due anni fa, in occasione dell’uscita del loro primo disco, quel Beat Pyramid che ci aveva storditi a colpi di chitarra. Immaginatevi la sorpresa nel sentire, a gennaio scorso, Hidden, nuovo lavoro dei These New Puritans, sempre su Domino Records.
Con Jack Barnett abbiamo parlato del passaggio da un disco all’altro, della composizione dei nuovi brani, e di come la band fa a portare dal vivo due dischi così diversi. E oltre all’intervista, un “compendio” del disco, come ci ha detto Jack.
Two Dancers, il secondo disco dei britannici Wild Beasts è stato osannato davvero da tutti, l’anno scorso, finendo regolarmente nelle classifiche degli album migliori dell’anno di tutti, fanzine, blog e stampa.
In occasione del loro arrivo a Bologna, per la giornata di venerdì dell’Express Festival, abbiamo colto al volo l’occasione di fare due chiacchiere con Tom Fleming, bassista e voce (una delle due) della band. E’ stato proprio lui a rivelarci che il successo dell’ultimo disco è stato davvero inaspettato, un po’ perché più cupo dell’esordio (Limbo, Panto, del 2008) e poi perché davvero fatto con pochi soldi.
L’intervista, che si chiude con una domanda “alla Mojo“, è qua sotto, insieme al singolo “Hooting and Howling”.
Quando Maps incontra la monnezza nasce Gods of Mainstream, l’allegra rubrica che vi racconta tutto ma proprio tutto sui protagonisti del magico mondo del pop, anche quello di cui non ve ne potrebbe fregar di meno.
A questo proposito, la scorsa settimana abbiamo parlato con Francesco di Alecia Beth Moore, e chi è, direte voi. Ebbene si tratta di Pink, o come preferisco scrivere io P!nK in versione ggiovane, perchè noi lo siamo! Ella è l’interprete di grandi successi come Stupid Girl e So What e, come molte altre cantanti del rock, ha avuto un’infanzia ribelle. Pensate che il suo nickname deriva da una delle mille tinture di capelli che sfoggiava nell’adolescenza! Che pazza!
La ragazza non ci sta ad essere etichettata come l’ennesima stella del pop e così si fa scrivere un album da Tim Armstrong dei Rancid e nei suoi testi parla di droga, vita spericolata e prende in giro le varie Britney Spears e affini nei suoi videoclip. Tuttavia esaminando attentamente la sua vita privata come ho fatto io prima di portarvela a Gods of Mainstream, si scopre che in realtà Pink è una donna monogama e monotona.
Ha incontrato e sposato Carey Hart (che è comunque un bizzarro motociclista, è vero) nel 2006 con una cerimonia sulla spiaggia (magari a piedi nudi, che pazza!), ha divorziato da lui nel 2008 e poi che ha fatto? Si è rimessa con lui l’anno dopo, portandolo su e giù per il globo durante i tour e inserendolo in qualsiasi suo videoclip.
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