Alla fine dello scorso mese ci è venuto a trovare Jason McNiff, uno dei rappresentanti del nuovo folk britannico: lontano da tentazioni “lo-fi” e da derive acide e psichedeliche, Jason ha confezionato un bell’album di canzoni, intitolato April Cruel.
Proprio dal titolo del disco siamo partiti per conoscere meglio questo musicista arrivato in Italia per una serie di date che avevano il battesimo nella nostra città: nonostante il riferimento al celebre verso di Eliot, Jason ci ha confidato che April è il nome di una ragazza. Si parla spesso d’amore e di cuori spezzati, nel disco, ma l’argomento non ha monopolizzato la conversazione: era troppa la nostra curiosità per non approfondire i numerosi legami che Jason ha con l’Italia… Se volete saperne di più, ascoltate l’intervista, ma immaginiamo già che la vostra attenzione sia stata catturata dal titolo del secondo e ultimo brano che McNiff ha suonato e cantato nei nostri studi: si tratta proprio della cover di De Andrè, degna conclusione di una mezz’ora più che piacevole.
Di solito le band passano nei nostri studi prima di esibirsi dal vivo in città. Con i Laurex Pallas la cosa è stata diversa: il 15 febbraio, infatti, hanno suonato al Bartleby, ma solo il pomeriggio seguente sono passati per chiacchierare e suonare nei nostri studi. La band, che nasce da Carlo Pinzi e Fabio Alessandria, ha pubblicato alla fine dello scorso anno il secondo album L’ultima Liegi-Bastogne-Wembley: se considerate che l’esordio menzionava nel titolo anche Fausto Coppi, capirete che il ciclismo è qualcosa di più che uno sport come tanti altri, per la band.
E infatti Carlo e Fabio ci hanno spiegato bene cosa lega i Laurex Pallas e la loro musica allo sforzo agonistico, avendo modo di citare anche Gianni Brera, oltre a regalarci due tracce una “classicissima” risalente a qualche anno fa, e un’altra dal titolo chilometrico che trova posto nell’ultimo album: “Vicenda Semiseria di un Suonatore d’Ukulele in 467 Sillabe”. Fate, quindi, un po’ di riscaldamento, premete play numerose volte e conoscete insieme a noi la band!
Un australiano con una voce pazzesca e una passione smodata per le chitarre resophonic che scrive, suona e canta brani che sembrano provenire dai primi decenni del secolo scorso. A leggere una tale descrizione, si potrebbe pensare che uno come C. W. Stoneking non esista. E invece martedì, qualche ora prima di un partecipatissimo live in città, il musicista è passato dai nostri studi per regalare a noi e a voi ascoltatori un set semplicemente magnifico.
Tre brani e una chiacchierata per voi, affinché possiate rivivere quel pomeriggio e, perché no, anche gli anni ’30 del blues aspro, contaminato e commovente che Stoneking rifà suo.
Il titolo, amiche e amici di Maps, vi ingannerà, poiché l’espressione “da sogno” viene quasi sempre usata in senso figurato. E invece il nome che Paolo e Angela hanno scelto per la loro band (che ha mosso i primi passi qualche anno fa) deriva proprio da un sogno (o un incubo) che Angela stessa ha fatto. Questo è uno dei mille aneddoti che i ragazzi ci hanno raccontato quando sono passati da Bologna per un live nei nostri studi: i Lapingra sono in giro per l’Italia per presentare il loro disco Salamastra, che ben rappresenta l’approccio gioioso, giocoso e ironico che la band ha con la musica che suona.
A dire il vero l’approccio gioioso e ironico la band ce l’ha per qualsiasi cosa: se ascoltate anche l’intervista, oltre ai brani, potrete rivivere il clima scanzonato e vagamente surreale che abbiamo sperimentato anche noi dall’altra parte del vetro e, insieme, tutti gli ascoltatori sintonizzati su RCDC in quel pomeriggio di qualche giorno fa. Buon ascolto!
Non vedevamo l’ora che venissero a trovarci di nuovo gli Zen Circus: quando la band è stata da noi, di persona o al telefono, ne sono sempre successe delle belle. Nel senso che abbiamo avuto o degli ottimi live o delle belle chiacchierate. Quando però il trio è passato dal Locomotiv, qualche mese fa, e ha deciso di regalarci una session in acustico (prontamente ripresa da Less Tv), abbiamo avuto il meglio. Potrete infatti vedere e ascoltare delle belle versioni di due brani contenuti nell’ultimo Nati per subire (di cui avevamo già parlato con Appino), ma anche riascoltare l’intervista che abbiamo fatto ai tre: non abbiamo solo parlato di musica, ma anche della politica culturale italiana e del nostro Paese in generale.
E non solo: pazzerelli come sempre, gli Zen Circus ci hanno permesso di “entrare” nei retroscena della band, facendoci sentire quanto può essere pericoloso parlare di scalette pre-concerto, ma dandoci anche una prova della grandissima affinità che i tre ragazzi hanno, musicalmente e personalmente. Insomma, vi regaliamo, se volete, una mezz’oretta davvero niente male.
Esce in questi giorni il primo disco firmato Boxeur the Coeur: sotto questo nome si nasconde Paolo Iocca, già nei Franklin Delano e nei Blake/e/e/e (che abbiamo avuto diversevolte qui a Maps), che ha voluto però per la prima volta fare qualcosa del tutto da solo, almeno dal punto di vista della scrittura. Già, perché, come Paolo stesso ci ha raccontato, gli ospiti e gli amici che gli hanno dato una mano in questo November Uniformsono davvero tanti.
In attesa del release party del disco, al TPO di Bologna questo sabato, ecco il live che Boxeur the Coeur ha tenuto nei nostri studi: due pezzi tratti dal disco e le nostre domande che hanno voluto indagare ancora più a fondo tra le tracce che lo compongono. Buon ascolto!
Ormai siamo disabituati a usare il termine “rock” senza associarlo a qualcos’altro: che sia “post” o “indie”, ci siamo dimenticati di un genere vago quanto si vuole, ma riconoscibile immediatemente all’orecchio (e dall’orecchio). I britannici Band of Skulls fanno rock, senza suffissi o prefissi: la formazione è quella del power-trio classico (chitarra, basso e batteria), con due voci (maschile e femminile) e canzoni dirette, semplici ed efficaci.
Per quanto siano validi anche su disco, è dal vivo che la band dà il meglio di sé: chi di voi era al Locomotiv Club o al Magnolia venerdì e sabato scorsi sa di cosa parliamo. Ma anche quando, nel pomeriggio di venerdì, i tre sono passati dai nostri studi per un esclusivo live acustico che anticipa di un mese l’uscita del secondo album Sweet Sour, i Band of Skulls hanno dimostrato di essere degli eccellenti musicisti che hanno scritto degli ottimi pezzi. La prova del live senza amplificazione è qui sotto per voi: tre brani (tutti tratti dal nuovo disco), una pulizia di suoni e di armonie vocali degna di nota e, nel mezzo, chiacchiere a volontà. Godetevi uno dei live più belli mai registrati nei nostri studi.
I Phidge sono stati tra i primi ospiti che abbiamo avuto a Maps, nei primi mesi del 2008, quando lanciavano il loro disco It’s All About to Tell. Da quel live, e da quell’anno, ne è passata di acqua sotto i ponti ma, proprio in questi giorni, la band bolognese esce con un nuovo attesissimo lavoro.
We Really Never Came Back vede i Phidge in versione 2.0: un cambio sofferto di formazione (e l’entrata di un nuovo batterista), ma anche, come ci hanno spiegato qualche giorno fa, un modo diverso di vedere la musica anche dovuto alle vicissitudini della vita dei membri della band. I risultati, però, sono ben visibili: il nuovo disco suona in maniera più solida e convinta ed è intriso di una cupezza non programmata ma “naturale”, come hanno puntualizzato i ragazzi nei nostri studi.
Ci mettiamo nei panni di Vulvia e vi diciamo: lo sapevate? Lo sapevate che l’inizio della carriera di Bugo ha avuto a che fare proprio con la nostra radio, oltre che con l’iscrizione di nascosto a un concorso fatta da un amico del musicista? È lo stesso Bugo che ci ha narrato nuovamente questa storia ai microfoni di Maps, prima di un live al Locomotiv Club. Si è trattato davvero di una chiacchierata divertente: Bugo, in tour per l’ultimo Nuovi rimedi per la miopia, ci ha regalato non solo aneddoti e chiacchiere in quantità, anche sulla partecipazione recentissima al film Missione di pace, ma anche due canzoni tratte dal disco.
Come, direte voi, ma le canzoni qua sotto sono tre! Vero: c’è anche un pezzetto di “Spermatozoi”, il brano che ha preso il nome dal concorso di cui vi abbiamo solo accennato prima. Che aspettate? Godetevi una mezz’ora più che piacevole di musica e chiacchiere.
Sono in tre e suonano benissimo. Da qualche settimana è uscito il loro secondo disco, Minimal Boom, che conferma le impressioni ottime date dall’album di esordio. E, dopo una manciata di mesi, sono tornati a trovarci a Maps per regalarci un fantastico mini live. Sono i Very Short Shorts, pianoforte, violino o viola e batteria (con batterista sostituto per l’occasione) che creano delle bordate strumentali efficaci e intense.
Con la band, tra un pezzo e l’altro della session, abbiamo fatto un bel po’ di chiacchiere, spaziando dai prossimi impegni del trio fino al cosa vuol dire mantenersi facendo musica. Ma abbiamo anche avuto modo di capire come un brano, quel “Namibia” che all’epoca della loro prima session a Maps era un inedito, sia finito (con un altro tempo e un altro titolo) nel nuovo disco. Buon ascolto!
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