Ospitiamo su queste pagine un’intervista fatta a Andrea Benini, meglio conosciuto con il nome Mop Mop. Cesenate, Benini ha pubblicato da poco il quarto album, Isle of Magic, che è stato disco della settimana di Class. Ed è proprio il nostro MorraMC che ha condotto la chiacchierata con il musicista, martedì mattina e lo ringraziamo per averci dato l’intervista!
Andrea ha raccontato ai microfoni di Radio Città del Capo della creazione di questo disco, pensato e voluto in analogico: sono tanti gli ospiti di Isle of Magic, un album originalissimo e ricco di suggestioni, libero da ogni vincolo predeterminato e, forse anche per questo, accolto meglio all’estero che in Italia. Ma Benini è abituato a pensare liberamente: che continui così, i risultati sono eccellenti.
Andy Gill è l’unico membro originale rimasto nei Gang of Four che, con una formazione relativamente nuova, hanno suonato venerdì al Covo. Nello stesso pomeriggio abbiamo sentito al telefono il musicista, appena arrivato in albergo a Bologna, dopo avere suonato di recente in Cina e Giappone. A due anni dall’ultimo album Content, la band è pronta per fare uscire un ep: “Verrà pubblicato tra quattro cinque settimane, in formato fisico e digitale”, ci ha detto. Non solo: è quasi pronto un nuovo disco.
“Ci saranno contributi alla voce in un paio di pezzi a testa di Bobbie [Robertson David Francis Furze] dei Big Pink e di Alison [Moshart] dei The Kills“, ha detto Gill sul nuovo disco, che ancora non ha titolo (anche se è scritto per 2/3) e che uscirà a settembre o ottobre. Nell’intervista che trovare qua sotto, non solo il futuro della band, ma anche il passato. Abbiamo discusso del clima politico, sociale e culturale del Regno Unito della fine degli anni ’70: era il terreno dove è cresciuto il post-punk, un momento difficile e non distante da quello che tutti stiamo vivendo, per certi versi. Che ne pensa il nostro ospite del parallelo? Scopritelo ascoltando l’intervista.
Tutti ce l’hanno nel cuore come voce e coautrice degli Stereolab, ma Laetitia Sadier ha esordito come solista nel 2010, pubblicando il secondo album a suo nome l’anno scorso. Quando la musicista francese è venuta a trovarci, giovedì scorso in occasione del live al BenTiVoglio Club, abbiamo parlato a lungo proprio di Silencio, un bel disco dove l’aspetto politico è presente e evidente, tanto quanto lo sono i temi più intimi e personali. E talvolta le due cose si fondono.
“Volevo fare un disco colorato“, ci ha detto Laetitia quando le abbiamo fatto notare anche la varietà musicale presente nell’album. Siamo poi finiti a parlare dei suoi ricordi musicali d’infanzia, legati alle radio libere francesi e a un negozio di dischi in un centro commerciale statunitense. Ma abbiamo discusso anche del concetto di silenzio, passando da John Cage a una chiesa spagnola. E infine le abbiamo rivolto la domanda sui dischi dell’isola deserta. Siamo abitudinari… ma voi non fatevi scoraggiare e premete play: abbiamo avuto raramente il piacere di fare interviste così autentiche e profonde.
Lo sapete che questa trasmissione ha un sottotitolo? “Perché la vita non è solo spam”. Vi siete mai accorti che Maps al contrario è Spam? No? Be’, ora lo sapete. E quindi siete anche a conoscenza dell’ennesimo motivo per cui non potevamo lasciare da parte un’uscita assai particolare, firmata Spam&Sound Ensemble. Dietro a questo nome c’è Ivan Antonio Rossi, uno dei produttori e tecnici del suono più importanti e geniali ora in circolazione e, subito dopo, il dinamico duo Succi-Dorella. Proprio il signor Succi ha “composto” i testi del disco, recuperandoli da una serie di mail-spam che lui e Rossi si sono mandati.
E la musica? Per sapere di più di questo albumdifficile e stimolante, abbiamo sentito al telefono proprio Ivan Antonio Rossi, che ci ha guidato alla scoperta dei suoni e, più in generale, del processo creativo che ha generato le undici tracce che compongono l’album. Cut-up, musica elettronica di decadi fa, ma anche i Suicide e una serie di ospiti che hanno partecipato alle registrazioni dopo essere rimasti affascinati dal progetto: tra questi Giovanni Ferrario, Marina Mulopulos e Beppe Scardino. Ne siamo rimasti colpiti anche noi. Qua sotto l’intervista e un estratto del disco.
Possiamo dirlo? Another, il disco dei Crimea X è una conferma della solidità del duo formato da Jukka Reberveri e DJ Rocca. Dei due avevamo parlato tempo fa, in occasione delle prime manifestazioni dell’electro sui generis che i due hanno proposto. Le contaminazioni continuano in questo album, perché c’è un terzo soggetto che va accreditato: il produttore Bjorn Torske.
Jukka, al telefono con Maps, ha raccontato del rapporto con il norvegese, ma ha ancora una volta sottolineato come per i Crimea X l’unione delle differenze sia fondamentale per creare qualcosa di nuovo. I gusti spesso lontani dei due membri della band vengono “uniti” nelle peculiari sonorità che informano in maniera decisa e compiuta Another. E Torske? Come si è inserito nel processo creativo? Per saperlo, ascoltate la chiacchierata qua sotto: è una prospettiva diversa su cosa vuol dire lavorare, o meglio collaborare, per creare un bel disco di musica elettronica.
Si chiama Hòltzar, una parola cimbra, propria di una zona dell’alto Veneto: i Phinx tornano con un nuovo disco, che viene presentato questa sera in Zona Roveri. Un album che mischia suoni di foggia, forma, natura e provenienza diversa, portando ancora più in là l’eclettismo della band. Una band, come tutte, spesso in viaggio: e infatti abbiamo colto Francesco Fabris (voce e chitarra della band) ieri sulla strada per Roma, che ha ospitato la prima data del nuovo tour.
Con Francesco abbiamo parlato di cosa vuol dire sperimentare per la band: un’attitudine che non tocca solo i suoni scelti, ma anche gli ambiti. Del 2011 è una collaborazione con un festival di danza del Trentino, per fare un esempio. Ma nell’ultimo album si sente davvero che la spinta a cercare nuove soluzioni è forte, anche a costo di sbagliare. In attesa del live di stasera, ecco intervista e il nuovo video per la traccia “Ministry of Fog”.
Vengono da gruppi come Settlefish, Juniper Band, Mimes of Wine e You Should Play in a Band, sono in tre (Zeus, Francesco e Bruno) e si chiamano Gli Anni Luce. Qualcuno li ha visti aprire per i Codeine in occasione di un Murato svolto al Locomotiv Club. Qualcun altro li ha visti al Glue di Firenze a metà gennaio. Oggi potete andarli a vedere al BenTiVoglio Club. Ma bisognerà aspettare fino ad ottobre per avere il loro disco d’esordio, Mr Kiss, che verrà pubblicato in vinile perDeAmbula Records.
Nel frattempo? Nel frattempo il trio è venuto nei nostri studi per suonare due brani del disco. Abbiamo parlato a lungo con i nostri ospiti, per capire da dove viene fuori la musica de Gli Anni Luce. “Deriva dagli ascolti dell’adolescenza“, ci hanno risposto. E infatti nei brani che trovate qua sotto c’è un po’ di tutto, momenti più tosti e rock e altri più liberi: non è un caso che tutti i brani partano da improvvisazioni registrate d’inverno in una casa di montagna.
Ecco per voi un altro dei live fatti nei nostri studi: ospiti di Maps e della rassegna In Modo Acustico due musicisti, Caroline Keating (al piano e voce) accompagnata al violino da Sebastian Chow. I due sono passati da Bologna alla fine dello scorso mese, il 27, mentre erano nel mezzo del tour europeo per promuovere il primo disco di Caroline, Silver Heart, uscito lo scorso anno.
I due, però, non si sono limitati a suonare splendidamente tre canzoni tratte dal disco uscito per Glitterhouse, ma hanno parlato a lungo ai nostri microfoni della comunità musicale di Montreal (da dove vengono), dei testi del disco e delle loro avventure in tour. Caroline e Sebastian (che per un periodo ha suonato il violino per gli Islands) si sono divertiti un sacco… quasi sempre. Ascoltate la storia davvero terrificante che ci hanno raccontato: per non togliervi la sorpresa, vi diciamo solo che ha a che fare con un cimitero, una casa nel nulla e una serie di bambole che li fissavano…
Adam Green e Binki Shapiroda questa sera sono in Italia: in particolare domani saranno al Covo per portare sul palco di viale Zagabria il disco che li vede insieme, un album divertissiment, molto debitore del suono e dell’immagine di alcune coppie pop degli anni ’60, tanto per avere un decennio di riferimento.
Abbiamo raggiunto i due su una disturbatissima linea telefonica per sapere del loro incontro e della nascita dell’album: vi anticipiamo qualcosa, ma solo un pezzetto della storia, dicendovi che tutto è partito da un tour in Brasile in cui Green apriva per i Little Joy (la band di Binki, che è anche di origini brasiliane). Il tipico cazzeggio da van può portare alla scrittura di una canzone su Gesù e da lì… Scoprite tutto ascoltando l’intervista (che inizia con una manifestazione di amore di Adam per Bologna, “la città di Vasco Rossi”) e, di seguito, il brano (di cui abbiamo parlato con i nostri ospiti) che chiude l’album, “The Nighttime Stopped Bleeding”.
L’attesa, talvolta, ripaga. E il rischio anche. Non siamo diventati una trasmissione di autoaiuto, ci stiamo riferendo a cose molto concrete intorno agli Ornaments: abbiamo aspettato tanto per il disco e poi Pneumologic è arrivato (e ne abbiamo parlato qua).
In occasione dell’uscita del disco, la band ci aveva promesso un live in studio: una promessa non semplice da mantenere, considerando i suoni che si dipanano, oscuri ed elettrici, tra le tracce dell’album. Ma Davide Gherardi, Alessandro Zanotti, Enrico Baraldi e Riccardo Bringhenti hanno portato nei nostri studi (nel pomeriggio del live al Locomotiv Club) qualcosa di più. Quello che potete sentire e vedere qua sotto è un brano scritto apposta per Maps, o quasi: gli hanno dato un nome in diretta, “333″. Scoprite perché ascoltando l’intervista.
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