Ora, va bene tutto, eh? Ma ci sono dei gruppi che – cazzo – mi fan venire voglia di scagliare le casse del mio stereo dalla finestra. Solo che c’ho ormai 75 anni. Se sollevo le casse del mio stereo, rimango piegato lì per un mese. Un mese e mezzo. Però… Non si chiede tanto. Non si chiede a tutti i gruppi del pianeta di essere innovativi o rivoluzionari. Non si pretende da tutti i gruppi qualcosa di geniale. Ma c’è un limite a tutto.
L’altra sera mia nipote Teresa mi ha portato la solita valangate di mp3 che ormai mi porta ogni mese. Lo fa perché a me ci tiene. Lei sa quanto per me sia importante sentirmi giovane e ascoltare la musica dei giovani, ed essere come i lettori di questo blog che sono tutti giovani (e infatti appena gli ho toccato il loro idolo Jovanotti si sono subito presi male) e si vestono con le felpe e vanno ai concerti. Io ci tento anche di stare al passo coi tempi. Cioè, già il fatto che abbia imparato ad ascoltare gli mp3 la dice molto molto lunga sul mio impegno, no? Comunque. Arriva Teresa. Mi mette gli mp3 sull’iPod. Io ascolto l’iPod quando vado a dare da mangiare ai piccioni in piazza. Poi torno a casa, attacco l’iPod allo stereo e mentre spolvere i gingili della mia vetrinetta trash, ascolto ancora tutto per benino. Ho finito di ascoltare tutto solo oggi. Nove giorni dopo. E non è che mi ha messo tanta roba, eh? Tre dischi. Ma io i dischi li ascolto. Non è che ascolto due o tre canzoncine così tanto per, e poi vado in giro a dire che quel gruppo è bravissimo, quell’altro fa schifo solo con due canzone ascoltate. Io sono vecchio. C’ho tempo da perdere. Io i dischi li ascolto tutti. Dall’inizio alla fine. E posso quindi affermare con serenità che il nuovo disco di tali Northern Portraits fa veramente cagare. Ma una roba che non ci si crede. Il disco si intitola Criminal Art Lovers , dura 37 minuti (che è un bene, perché se fosse duranto 48 mi sarei incazzato ancora di più) e fa schifo.
E sono arrivati anche da noi gli Heike Has The Giggles, band romagnola che si sta facendo conoscere da un paio di anni per gli innumerevoli live e ora finalmente anche per l’album di debutto intitolato semplicemente Sh!.
I ragazzi non hanno fatto fatica ad abbassare i volumi per i nostri intimissimi studi di via Berretta Rossa e hanno suonato tre canzoni dal disco, l’energia è rimasta intatta insiema alla natura semplice e diretta della loro musica.
Come al solito ecco il servizio completo: mp3, video e intervista!
Se quelli di Nirvana e Charlatans, di cui ci siamo occupati nelle scorse settimane, sono casi di omonimia che coinvolgono band lontane tra loro di almeno un paio di decenni, questa volta ci occuperemo di tre gruppi di fatto contemporanei, provenienti da stati diversi e accomunati tanto dalla ragione sociale quanto dall’appartenenza al macrogenere della psichedelia.
Primi, in ordine di importanza, sono i Kaleidoscope statunitensi, tra i pionieri della contaminazione tra acid rock e istanze musicali esotiche (asiatiche e africane), anticipando di qualche anno le future e fruttuose ibridazioni tra sonorità occidentali e la cosiddetta world music. Qui sotto un estratto dal loro lavoro più celebre, A Beacon From Mars (Epic, 1968):
Auuuuuuuuuuuu amici di Maps! Ecco a voi la lupa Shakira per una nuova puntata della vostra rubrica preferita Gods Of Mainstream.
La più amata dai colombiani (e non solo) è tornata quest’anno con il singolo Shewolf, caratterizzato soprattutto da nuove influenze della disco anni 70.
Che la nostra danzatrice del ventre preferita abbia messo da parte la sua anima latina? Niente affatto, è solo un proseguimento del suo importante impegno nell’imparare l’inglese, questa lingua sconosciuta, che le serve per poter fare successo, diventare una superstar, conquistare tutte le classifiche dell’intero continente americano e guadagnare quei du’ spicci che le servono per la tintura dei capelli.
Purtroppo la nostra diva dalle bizzarre acconciature non puo’ essere trattata alla stregua delle altre stelle di Gods Of Mainstream. Infatti, nonostante con Francesco ci siamo scervellati per trovare uno scheletro nell’armadio di Shakira, abbiamo scoperto che non ne ha. Nemmeno uno.
Nessun amante, nessuna paparazzata, nè droghe, nè foto imbarazzanti di sbronze…nulla. E’ fidanzata da ben nove anni con il figlio di un ex presidente argentino, un pezzo grosso insomma…e da lì non si schioda.
Come si può biasimarla? Ma soprattutto: chi avrà più soldi dei due?
La sempre attenta etichetta Fat Cat è andata a pescare ancora una volta in Scozia per scovare nuove band. Il trio delle meraviglie è formato da The Twilight Sad, Frightened Rabbit e ora anche da We Were Promised Jetpacks.
Questi ultimi sono ragazzi che provengono da Edimburgo (ora di stanza a Glasgow) e nel 2009 hanno pubblicato l’intenso These Four Walls, disco sparato e quasi vicino ad alcune uscite emotive (!) degli anni ’90. E’ stato bellissimo vedere Adam Thompson, cantante della band, trasformare completamente le canzoni con l’uso di una semplice chitarra acustica. La forte emotività è rimasta, insieme a quell’accento che ci fa sempre impazzire.
Continuiamo a recuperare session di questa pienissima stagione di Maps. E’ la volta di Simona Gretchen, giovanissima artista faentina che ha da poco pubblicato il suo debutto Gretchen pensa troppo forte.
L’album, osannato dalla critica italiana, le è valso una serie di ottimi paragoni quali Pj Harvey e Cristina Donà. Nei nostri studi Simona ha abbassato i volumi e ci ha regalato due canzoni chitarra e voce.
Buon ascolto.
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